L’INCONTRO CON IL POPOLO SURMA

Galleria Fotografica

Programma

Giorno 1: Partenza con volo di linea, arrivo ad Addis Abeba il giorno seguente
Partenza in serata con volo di linea per Addis Abeba. Pasti e pernottamento a bordo. Arrivo previsto la mattina seguente.

Giorno 2: Arrivo ad Addis Abeba e visita della città
Arrivo ad Addis Abeba, disbrigo delle formalità e trasferimento in hotel. Nel pomeriggio visita dei luoghi e monumenti più significativi della città. Addis Abeba, ovvero il "nuovo fiore" in amarico, sorse come piccolo agglomerato sull'altopiano lungo le rotte carovaniere e, dopo l'ampliamento operato da Menelik II nel 1887, si popolò rapidamente fino a raggiungere gli attuali 4-5 milioni di abitanti. Posta a 2.324 metri d'altezza e ai piedi del Monte Entoto, la città offre al visitatore, oltre allo spettacolo di uno dei più grandi mercati di tutta l'Africa, anche alcuni monumenti storici ed artistici molto interessanti. Il Museo Etnografico costituisce un’ottima risorsa per comprendere la ricca diversità etnica dell'Etiopia. Pranzo e cena liberi. Pernottamento in hotel

Giorno 3: Addis Abeba - lago Wonchi
Si parte alla volta del lago Wonchi, a circa 160 km dalla capitale. Il percorso si snoda tra terreni agricoli, valli e paesaggi naturali molto rilassanti. Questo lago ha riempito il cratere di un vulcano, ora spento, la cui cima si trova a 3380 metri sul livello del mare, e che contiene anche sorgenti minerali calde, cascate e bellissime vallate, oltre ad un monastero. Una volta a destinazione si potrà percorrere un sentiero di 4 km lungo il bordo del lago, passando da campi verdi e piccoli villaggi. E’ prevista anche una gita in barca sul lago stesso. Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo.

Giorno 4 e 5: il popolo Guraghe
Continuando il nostro percorso entriamo nello splendido territorio Guraghe. L’area compresa tra Wolisso e Wolkite è abitata dal popolo Guraghe. I Guraghe sono uno dei popoli più notevoli e laboriosi dell’Etiopia che occupano l'area a est del fiume Gibe da centinaia di anni. Divisi in unità politiche tradizionali indipendenti, sono in prevalenza agricoltori, soprattutto di banana, e allevatori. A molti gruppi di artigiani (fabbri, conciatori di pelle, vasai ecc.), spesso stigmatizzati come maghi dal resto della popolazione, è precluso il possesso e la coltivazione delle terre. Sono conosciuti anche per le loro sculture in legno. Il loro pane, chiamato “Korcio” si ottiene dalla fermentazione della foglia del falso banano (Ensete). Dopo 2/3 ore in auto si raggiunge la base di partenza per un trekking di 30/45 minuti che ci porta ai villaggi Guraghe per la visita e l’incontro con la popolazione. Per chi non se la sentisse, possibilità di salire a dorso di mulo, che comunque caricheranno anche l’attrezzatura ed i bagagli. Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo.

Giorno 6: i popoli Dizi - Tum
Si continua verso Mizanteferi e Shoa Ghimira per incontrare le popolazioni Dizi, Definiti a volte come nilotici, altre come nilo-camiti, questi clan, che includono i Mursi, i Bodi e i Surma, sarebbero in realtà i resti di antichissime popolazioni camitiche, spinte a ovest e a nord oltre il fiume Omo da successive ondate di invasori provenienti da est… Le etnie “selvagge” dell’Omo Inferiore sono prive di ogni forma di cultura materiale avanzata, ma in compenso possiedono un ricco universo simbolico. Il simbolismo è presente ovunque: cicatrici, piume di struzzo, crocchie, gioielli e persino certi indumenti trasmettono messaggi altrettanto significanti e chiari di quelli citati. Visita ad alcuni villaggi. Pranzo in corso di escursione, cena e pernottamento al campo a Tum.

Giorno 7: il popolo Surma
Ai margini sud occidentali dell’Etiopia, lungo le vallate al confine col Sudan, vive il gruppo nilotico più intatto: i Surma, o Suri, che sono stati sloggiati dalle loro terre ancestrali dai Bumi, loro tradizionali nemici. Allevatori e guerrieri, sono in perenne conflitto tribale per il bestiame ed i pascoli. Il bestiame governa la vita quotidiana, l’economia e la stessa società: grazie alla dote in bovini delle sorelle, i maschi potranno a loro volta sposarsi e il clan si organizza in funzione delle continue razzie subite o inflitte. Mais e sorgo integrano la dieta dei Surma basata principalmente da latte e sangue di vacca; i ragazzi bevono sangue per crescere, gli uomini per acquistare forza. Anche le donne Surma, come quelle Mursi, portano il piattello labbiale. Tra i venti e venticinque anni di età i piattelli sono inseriti nelle labbra delle donne, procedimento che inizia sei mesi prima del matrimonio con la perforazione del labbro inferiore, che si dilata inserendo piattelli ma mano di dimensioni crescenti. La dimensione finale indica il numero di bovini richiesto dalla famiglia della ragazza per darla in sposa. I Surma tengono molto al loro aspetto estetico tanto da aver sviluppato complesse tradizioni di pittura corporea. I migliori artisti sono di solito gli uomini, e non solo si dipingono tra di loro, ma decorano anche le donne e i bambini della tribù.  Non manca occasione per dipingersi, specialmente in occasione dei duelli Donga, che hanno luogo alla fine della stagione delle piogge e continuano per un periodo di tre mesi. Le pitture facciali e gli sguardi truci hanno lo scopo di intimidire l’avversario. Visita dei villaggi. Pranzo a picnic, cena e pernottamento al campo.

Giornoo 8: il popolo Karo - Turmi
Entriamo nel territorio dei Karo, una popolazione di ceppo nilotico che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. Ormai ridotti ad alcune centinaia di individui, i Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta e gli uomini riservano molta cura all’acconciatura, che viene studiata nei minimi dettagli. La volontà di differenziazione si esprime tuttavia soprattutto nella pittura corporale, che presso i Karo diventa una vera e propria forma d’arte.  Prima di una cerimonia o danza, i Karo si decorano i corpi con una pittura a base di calce bianca, minerali gialli e ferrosi polverizzati, spesso imitando il piumaggio delle faraone selvatiche. Le donne Karo si scarificano il petto per motivi estetici, poiché si sostiene che la cute di una donna scarificata eserciti attrazione sessuale sugli uomini.  Entrambe le forme di decorazione hanno lo stesso significato simbolico per gli Hamar e per i Karo. Visita di alcuni villaggi, tra cui quello di Korcho, con belle vedute sul fiume Omo, e quindi proseguimento per Turmi. Pranzo in corso di escursione, cena e pernottamento in hotel.

Giorno 9: Omorate e i Dassanech - gli Hamer
Partenza per il villaggio di Omorate, il più meridionale dell’Etiopia. Escursione in barca sul fiume Omo per incontrare i Dassanech, fino a pochi anni fa conosciuti col nome “Galeb” si muovono in questo vasto territorio inseguendo l’acqua e i pascoli. Sono le stagioni stesse a dettare gli spostamenti. Le capanne di ogni villaggio, piccole e rotonde, sono circondate da un grande recinto di protezione. Le capanne vengono utilizzate esclusivamente come ricovero e tutte le attività si svolgono all’esterno. Come tutti i popoli dell’Omo anche i Dassanech praticano interessanti cerimonie di iniziazione. La più importante, detta dime, celebra l’ingresso nella pubertà delle ragazze del villaggio, ormai pronte per il matrimonio. La regione è essenzialmente arida e battuta da forti venti. Rientro a Turmi e nel pomeriggio visita di un Villaggio Hamer. Gli Hamar nomadizzano nella zona del Chew Bahir (ex Lago Stefania), ora per lo più asciutto e salato, che si presenta, dati i cristalli che si sono formati sulla sua superficie, come un grande specchio circondato da montagne. E’ uno dei tanti laghi della Rift Valley, la più grande “valle” del mondo che dal Mar Morto fino al Mozambico, con diramazioni fino al Botswana, spacca praticamente in due parti il continente africano. Circa 25 milioni di anni fa i vasti altopiani di queste regioni, a causa di una gigantesca pressione sotterranea, si gonfiarono fino a creare un’immensa cupola e violente eruzioni crearono il panorama che conosciamo oggi. In Etiopia la faglia attraversa il Paese in direzione nord-sud e piega verso il grande sud, verso il cuore dell’Africa: è la regione ove sprofondò la crosta terrestre e ora appunto si trovano i grandi laghi. Pensione completa in hotel.

Giorno 10: il mercato Hamer - Konso
Mattinata dedicata al bellissimo mercato settimanale degli Hamar. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio. Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame. Nel pomeriggio visita ad un villaggio hamer, per capire il loro modo di vivere e la loro cultura. Dopo il mercato si visita un villaggio Konso. I Konso, oltre che tenaci coltivatori, sono anche abili tessitori: originali le stoffe colorate tessute a mano che le donne usano come gonne. Le colline dei Konso sono diventate oggetto di studio per via dei terrazzamenti con cui questi esperti contadini hanno saputo combattere l’erosione e aumentare i raccolti, tanto da guadagnarsi il sito di patrimonio Unesco.

Giorno 11: monte Chencha e i Dorze
Verso Arbaminch, tra le montagne, visiteremo un villaggio Dorze. Questa popolazione mantiene ancor oggi cultura e tradizioni molto originali. Il gruppo etnico dei Dorze è famoso per le capanne a forma di proboscide di elefante, davvero particolari, e per la coltivazione della falsa banana, dalle radici delle quali proviene il loro pane tradizionale chiamato Kotcho, oltre che per la tessitura del cotone. Si rientra quindi ad Arbaminch. Cena e pernottamento in hotel

Giorno 12: ago Chamo - Awassa
La mattinata è dedicata ad una escursione in barca sul Lago Chamo per ammirare, con un po’ di fortuna, coccodrilli ed ippopotami. Pescatori locali gettano le reti a breve distanza, e sullo sfondo si vedono le sagome violette dei monti dei Dorze a chiudere l’orizzonte. Pranzo a picnic. Nel pomeriggio proseguimento per Awassa. Cena e pernottamento in hotel.

Giorno 13: Shashamanne - Addis Abeba, partenza
Partenza per la cittadina di Shashamane, la terra dei Rasta. La filosofia rastafari, si ispira alla figura dell’ultimo negus che al momento dell’incoronazione prese il nome di Haile Selassie, ma il cui vero nome era Ras Tafari. Da qui il termine “Rasta”. La zona è famosa per la coltivazione del caffè, la cui preparazione in Etiopia segue rituali ben precisi, necessita di tempo e crea in chi assiste sensazioni molto piacevoli.

Giorno 14: arrivo in Italia

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